E se ti manco, guarda il mare è il diario di come l’autore e la sua famiglia hanno affrontato la peggiore delle tempeste: la perdita, a soli 20 anni, della figlia Noemi.
Nasce come tale per trasformarsi in un gesto di Amore. Lo stesso Amore che ha avviato un percorso di evoluzione spirituale costellato da numerosi episodi particolari: “coincidenze”, comunicazioni ed eventi trascendenti di contatto con l’Oltre sempre sperimentate in prima persona e con riscontri oggettivi tali da non consentire di catalogarle come frutto dell’immaginazione.
Un viaggio che ha portato alla formazione di una nuova coscienza e alla riscoperta di consapevolezze perdute.
Noemi, grazie all’Amore che la lega vicendevolmente e indissolubilmente ai componenti della sua famiglia, ha permesso loro di confrontarsi con il dolore in un modo completamente nuovo e inatteso.
Un dono talmente meraviglioso da far maturare nell’autore l’intimo desiderio di condividerlo con chiunque ne abbia bisogno.
Prologo
Stranezze della vita
Coincidenze
Discernimento e consapevolezza
Anomalie significative
Fuori dal tempo
Noemi
C’è sempre un perché
11 settembre 1997
Nel frattempo
Estate 1999
Settembre 2000
Estate 2003
Autunno 2003
Finalmente atleta
Stagione agonistica 2007-2008
Stagione agonistica 2008-2009
Dall’estate 2009 in poi
Grace
Tre figli
La motocicletta
Una dolorosa riflessione
La nostra personale Hiroshima
Impariamo a vivere di nuovo
Dove sei?
Un nuovo modo di comunicare
La prima goccia
Altre gocce
Comincia a piovere
Piove sempre più forte
Le farfalle nel cuore
Nulla accade per caso
Le cose vanno come devono andare
Un silenzio assordante
Alè Noemi!!!
E adesso?
Credi in te stesso
Questo non me lo so proprio spiegare
Il telefono: un oggetto prezioso
Farfalle
Ancora farfalle
Aiuti inattesi
Cambio di paradigma
Se nulla avviene per caso, allora…
Libero arbitrio
Non ci penso neanche a fermarmi
Fratellanza
Ultimo
La sua seconda casa (o forse la sua vera casa)
Daniela & Daniela
Eccomi
Dobbiamo parlare
Senza un attimo di tregua
…avverrà quando meno se l’aspetta
Ipnosi regressiva
Un incontro inatteso
Se così dev’essere…
2 giugno 2019 164
I bambini sono meravigliosi
Il mio amico Benedetto
Lucilla e le meditazioni
Sono sempre qui con voi
Una volta connessi…
Una scelta importante
Canali e connessioni
Io e la mia cistifellea (2 maggio 2020)
Il 7 bianco (20 febbraio 2021)
Poldo (25 agosto 2021)
Questa poi… (5 dicembre 2021)
Che bella giornata (18 giugno 2022)
Se beccamo alla fine!
Ringraziamenti
Inserto fotografico
Settembre 2000
Di segnali, come li chiamavamo noi, ce n’erano tanti. Collezionarli tutti era diventato una specie di gioco, che facevamo con la sensazione di una consapevolezza nascosta, ma presente. Comunque, ci sembrava che avessero una certa coerenza e tutto questo ci faceva pensare di comprendere… quanto ci sbagliavamo!
Uno dei più eclatanti si manifestò verso la fine dell’estate del 2000. Era settembre e c’erano le olimpiadi. Da pochi mesi era nato Federico e in casa regnava una magnifica confusione. Cinzia, ex atleta e istruttrice di nuoto, è sempre stata una grande appassionata di sport in generale e di quelli acquatici in particolare. Ogni quattro anni, in occasione delle olimpiadi, per la nostra famiglia è un po’ come tornare bambini e fare una vacanza a Disneyworld. Quel giorno mia moglie stava seguendo le gare di quello che ora si chiama nuoto artistico, ma all’epoca era conosciuto come nuoto sincronizzato. Per chi non lo conoscesse, il nuoto sincronizzato è un magnifico sport, che combina particolari tecniche natatorie e musica, al fine di creare particolarissime coreografie acquatiche. Sono sempre stato affascinato da questa disciplina che, dietro la sua conturbante bellezza, nasconde delle difficoltà estreme. Il bello poi è che queste fantastiche atlete la fanno sembrare la cosa più semplice del mondo, sempre con il sorriso e senza tradire la fatica.
Mentre stavamo guardando le gare in televisione, Noemi stava tranquillamente accanto a noi. Concentrata nelle sue attività, la piccolina non degnava la tv del minimo interesse. Ad un tratto, come se fosse stata chiamata da qualcuno in un’altra stanza, si alzò e passò davanti al megaschermo. Una volta superato si bloccò di colpo. Fece due passettini indietro, guardò le immagini e chiese alla madre:
«Mamma, come si chiama questo?»
E la mamma: «Nuoto sincronizzato».
Con quella che avremmo imparato sarebbe stata la sua consueta determinazione, aggiunse: «Voglio fare questo sport, capito?». Abbassò la testa e riprese a fare quello che stava facendo.
Ci guardammo perplessi, non tanto per l’affermazione, quanto per il tono con cui si era espressa. La nostra idea era che fosse stata attratta dall’acqua, dalla musica, dai costumi scintillanti o dal fatto che tante ragazze insieme facevano una cosa bella, che sembrava anche divertente. Archiviammo quindi la pratica come una delle mille cose che dicono i bambini, a cui poi non daranno mai seguito perché attratti da qualcos’altro… certo però che quel tono decisamente non si conciliava con le nostre conclusioni e, comunque, il tempo avrebbe chiarito la questione.
Continuammo così, nella convinzione che, se non ne avessimo fatto menzione, l’argomento si sarebbe perso nelle nebbie dei ricordi. Al contrario, a più riprese nei mesi successivi, Noemi ci lanciò dei messaggi, chiarendo di non essersene affatto dimenticata.
«Vi ricordate quello sport che vi ho detto? Ma quando mi ci portate?»
«Ora no, sei troppo piccola. Devi crescere ancora per poterlo fare.»
«Va bene, ma non ve ne dimenticate!». E scappava via.
Estate 2003
Avendo tre figli piccoli, la scelta di frequentare strutture ricettive, stile villaggio, era obbligata. Noi selezionavamo alcune destinazioni che ritenevamo idonee e poi lasciavamo che a scegliere fossero i nostri figli. Quell’anno, Noemi fu particolarmente risoluta nell’individuazione della nostra meta.
Attraversammo quasi mezza Italia per raggiungere la nostra destinazione. Dopo le immancabili operazioni di registrazione, mentre ci stavamo allontanando, fummo richiamati dalla signorina che ci disse:
«Ah, quasi dimenticavo! Volevo informarvi che solo per questa settimana la piscina centrale non sarà utilizzabile perché è riservata alla nazionale italiana juniores di nuoto sincronizzato, che sta preparando i prossimi campionati europei. Le ragazze si alleneranno mattina e pomeriggio ma, dall’una alle tre, le bambine ospiti che lo volessero, potranno fare un provino e nuotare con le atlete. Le altre due piscine del villaggio, invece, saranno a vostra completa disposizione.»
L’impiegata sorrise contenta della sua professionalità, mentre Cinzia ed io ci scambiammo un’occhiata senza riuscire a commentare in alcun modo. Non ci potevamo credere. Chiaramente, all’epoca, le coincidenze erano semplici coincidenze, ma la sincronia in cui, comunque, eravamo appena incappati, aveva dello straordinario. Sarebbero dovuti passare oltre quindici anni prima che fossimo nella condizione di cogliere il disegno che l’aveva resa possibile. Istintivamente, guardammo Noemi per vedere la sua reazione. Lei, con i suoi meravigliosi occhietti, sfoderò il sorriso di una che la sapeva lunga. Poi tranquillamente, come se nulla fosse successo, continuò a giocare con Marco e Federico.
Avevamo dato per scontato che nostra figlia avrebbe vissuto per sette giorni incollata alle ragazze della nazionale e ci stavamo organizzando in tal senso. Niente di più sbagliato. Noemi, solare e attiva come sempre, si godeva quel parco dei divertimenti andando in spiaggia, nelle altre piscine, in bicicletta, al teatro. Non c’era nulla che non facesse. Fra le mille cose, però, non dimenticava mai di andare, dall’una alle tre, con la nazionale. Quel soldino di cacio aveva già capito che agli allenamenti non poteva partecipare e non sarebbe stato divertente stare solo a guardare. Ma, quando si poteva entrare in acqua, era tutta un’altra storia.
Alla prima occasione, si tuffò per fare quello che facevano le altre. Ci era stato chiaro sin dall’inizio che l’acqua fosse il suo elemento naturale, motivo per cui la lasciammo godere del suo momento di gloria e ci tenemmo a distanza, mentre i fratelli giocavano per conto loro. Una delle ragazze, viste le abilità natatorie di Noemi, le chiese di provare alcuni semplici esercizi, come estendere le gambe e, con un termine che avrei avuto modo di imparare, tirare le punte che, in gergo, significa estendere al massimo il collo del piede, arricciando le dita. A quel punto Alessia, questo il nome della ragazza, le chiese:
«Noemi, dov’è la mamma?» e ci venne a cercare.
Ci spiegò come Noemi fosse un talento naturale e che, anche se un po’ troppo piccola, non le avremmo dovuto far perdere l’opportunità di fare quel magnifico sport. Ci portò a parlare con l’allenatrice, che ci confermò il giudizio e la raccomandazione della sua atleta. Chiedemmo indicazioni delle società più serie a cui poterci rivolgere a Roma e ci allontanammo. Non avrei saputo dire chi, tra madre e figlia, fosse più eccitata. Quello che invece fu subito chiaro, era che non ci saremmo potuti esimere dall’intraprendere quell’avventura.
Quella settimana passò in fretta, come tutto il tempo vissuto in serenità e allegria. Fu simile ad altre nostre vacanze, anche se in quell’occasione riportammo un’emozione nuova: l’aspettativa di un qualcosa di bello che sarebbe potuto avvenire e uno strano e inafferrabile retrogusto, legato ad accadimenti che sembravano coincidenze molto speciali. […]
Lorenzo Carrozza, sposato con Cinzia e padre di Marco, Noemi e Federico, vive sul litorale laziale a Ostia. Dopo gli studi di informatica e un lungo periodo di lavoro nel settore, passa ad occuparsi di Sicurezza sul Lavoro nell’ambito del trasporto aereo. La scomparsa della figlia, atleta di spicco del nuoto sincronizzato italiano ed internazionale, lo segna profondamente e lo avvicina ad un mondo di spiritualità fino a quel momento ignorato. L’accettazione e l’ascolto profondo delle esperienze vissute in prima persona lo hanno spinto ad impegnarsi nell’aiuto di chi soffre iniziando alcune collaborazioni con progetti di supporto a genitori che hanno perso un figlio. Il libro, che procede in questo solco, è la sua prima opera letteraria ma – ci tiene a precisare – è stato scritto a quattro mani con Noemi. Tuttora ha contatti con la fi‑glia che lo aiuta in modi che vanno al di là del rappresentabile.